Ottobre 11, 2024

Improvvisamente mi giunge in mente ciò che per me è stato più importante nella mia vita.
Un’altra donna ha segnato la mia esistenza.
I matrimoni non voluti e la vita amorosa frenetica sono state le conseguenze di questo amore segreto.
Ero un ragazzino quando mio padre prese in affitto una casa in campagna a 15 chilometri dalla città, per trascorrere l’estate durante il periodo di vacanze.
Gli era stata segnalata da un suo amico, suo testimone di nozze.
Questo amico aveva 7 figli, il più grande aveva 24 anni, poi c’era una ragazza di 22 anni, un’altra di 20 anni, un’altra di 18 anni, un ragazzo di 16 anni, una ragazza di 14 anni e infine una bambina di 10 anni.
Era una coppia all’antica, ogni due anni un figlio, comunque quando vidi la ragazza di 14 anni, aveva la mia stessa età, mi sono bloccato.
Diciamo subito che si chiamava Elisa, io trascorrevo tutto il tempo con lei e con la sorella di 18 anni, s’intende che per non creare la gelosia dei genitori, mi feci amico il ragazzo di 16 anni come pretesto per praticare quella casa e quella famiglia.
Il ragazzo era stato rimandato in 3 materie a scuola, la mattina andava in città con il padre per ritornare alle 16,00, avevo così molto tempo per stare con Elisa e la sorella.
Anche Elisa allo stesso modo mostrava interesse per me, ci cercavamo continuamente e quando non ci vedevamo, stavamo in pena.
Lei era una ragazzina di corporatura normale, era alta 1,65, capelli neri e occhi azzurri, un sorriso che mi faceva impazzire, era amorevole, delicata, a dire il vero mostravamo i nostri sentimenti.
Noi pur essendo amici ci comportavamo come due innamorati ma senza dirci mai niente.
Finita l’estate non ci siamo più rivisti, erano altri tempi e le ragazze non godevano di nessuna libertà, ci siamo rivisti nell’estate successiva, stesso tran tran, c’è da dire che il fratello mio amico era molto geloso della sorella e questo complicava le cose.
Passarono gli anni e non ci siamo più incontrati ma il mio pensiero era sempre rivolto a lei, era il mio amore segreto.
Una mattina andando in banca, una di quelle dove intrattenevo i rapporti, entrando con molto stupore la vidi allo sportello, mancava poco che mi venisse un infarto, lei è diventata rossa come un peperone tanto che i colleghi gli chiesero se stesse male.
Lei era sposata e aveva tre figli, era stata alcuni anni in America a Chicago e da poco era tornata in Italia.
Da quel giorno ci vedevamo quasi tutti i giorni e quando ritardavo lei entrava in panico.
Le colleghe avevano capito che era innamorata di me ma non si accorgevano del mio amore per lei, forse sapevo nascondere meglio i sentimenti.
Lei fece in modo che la sua famiglia facesse amicizia con la mia famiglia pur di vedermi e starmi accanto.
Più volte siamo andati a mangiare al ristorante, io, Elisa, i suoi figli, suo marito, c’era anche Lidia, la mia compagna e Alessandra mia figlia, per stare insieme si faceva di tutto.
Ne io e ne lei abbiamo detto “ti amo”, mai nessuna parola, solo sentimenti puri, sentimenti nascosti, quello che veniva classificato “amore platonico”.
Successe che, come ho già scritto, il 21 gennaio del 1986 ho avuto un’incidente in auto e sono stato ricoverato in ospedale per 4 mesi, Lidia non venne quasi mai, di giorno veniva mia zia Rosa , sorella di mio padre e rimaneva fino alle 19,00 della sera, poi alle 21,00 veniva mio fratello Roberto, che mi assisteva la notte.
Dalle 19,00 alle 21,00 rimanevo solo, solo per modo di dire perché alle 19,00 veniva Elisa e andava via 10 minuti prima delle 21,00, tutte le sere, per 4 mesi, con qualsiasi tempo.
Veniva mi portava da mangiare, mi imboccava il cibo, mi puliva le mani e il viso, proprio come si fa con i bambini, e poi andava via dopo avermi salutato tante volte.
Io guardavo tutti i giorni l’orologio aspettando che lei arrivasse, non vedevo l’ora.
Non posso dimenticare il giorno dell’operazione, Lidia non venne perché impegnata ad una lezione di laboratorio di chimica, c’era mio padre, mia madre, mio fratello Roberto ed Elisa.
Mi prelevarono per portarmi in sala operatoria e lungo il corridoio Elisa mi teneva la mano e mi ripeteva che tutto sarebbe andato bene, fino che entrai in ascensore.
Dissero che l’operazione durava 2 ore, non fu così, essendo allergico ad alcuni farmaci, essendo che avevo affisso sopra il mio letto un cartello con la scritta “ALLERGICO”, ma questo fu ignorato e quando mi somministrarono l’antianestetico feci shock anafilattico, la pressione scese a 40 e mi sentivo bruciare in tutto il corpo, allora sono accorsi tre anestetisti che mi hanno messo flebo con cortisone in tutto il corpo, ci volle un’ora per essere fuori pericolo e poterono continuare l’operazione.
Il tutto durò 4 ore e quando nel corridoio seppero quello che succedeva, mi racconta mio fratello che sia mia madre che Elisa piansero per tanto tempo, tanto che mia madre a cui avevo confidato che ci amavamo ed era tangibile, si avvicinò ad Elisa e l’ha abbracciata.
Il nostro è stato un amore d’altri tempi, ci siamo amati nel silenzio più totale.
Uscito dall’ospedale, mi ripresi subito, ogni giorno ci vedevamo in banca.
Passavano gli anni e quando c’è stato il tentativo di rapina a Lidia e mio padre, era proprio la banca dove lavorava lei.
Successe una disgrazia improvvisa, Elisa fu sconvolta da una grande tragedia, il marito perse la vita in un’incidente d’auto.
Era disperata, io non la lasciai nemmeno un minuto fino al giorno del funerale, mi ricordo quando entrai in casa sua con la bara del marito nel salone, Elisa quando mi vide, piangendo si buttò fra le mie braccia, io percepii che cercava conforto in me, mi strinse così forte non so dove gli venne tutta quella forza, anche io l’abbracciai con meraviglia dei presenti, parenti, conoscenti e non.
Da quel momento ogni giorno andavo a prenderla in banca e dopo un giro la portavo a casa dai suoi figli, un giorno mi disse: “tu sei il mio unico sostegno”.
Quando aveva 49 anni si è ammalata, era dimagrita tantissimo, dopo 2 anni mi confidò che aveva un tumore ai polmoni, io quando ero solo piangevo, sapevo che l’avrei perduta quanto prima, questo mi faceva sentire male, non riuscivo a pensare una vita senza di lei.
Penso sempre al suo sorriso e piango, mi manca tanto la sua dolcezza, la sua delicatezza.
E’ passato un altro anno, una mattina ricevetti una telefonata, era la sorella nostra vecchia complice, dicendo che Elisa è stata ricoverata in ospedale al centro tumori del civico di Palermo, io subito mi precipitai e quando arrivai trovai tutte le sue sorelle e i suoi fratelli e cognati vari.
Mi abbracciarono tutti piangendo anche io mi commossi, eravamo vecchi amici.
E’ rimasta ricoverata 40 giorni, poi i medici l’hanno dimessa dicendo che era arrivato il tempo, dando al massimo 1 mese di vita.
Io andavo a trovarla tutti i giorni e stavo con lei alcune ore, lei era lucida, quando mi vedeva gli veniva il sorriso, prendeva colorito in viso, io prendevo la sua mano e non la lasciavo più fino a quando andavo via.
Una sera erano le 23,00, ricevetti la telefonata della sorella dicendomi: Elisa ti vuole, io capii e mi precipitai.
Quando giunsi, l’appartamento accanto era pieno di gente, entrai nell’appartamento della sorella, dove c’era la stanza di Elisa, lei pregò la sorella che uscisse ed espresse il desiderio di rimanere sola con me.
La gente capì che da un momento all’altro se ne sarebbe andata a migliore vita.
Rimasi solo con lei quando mi disse di sedermi sul suo letto e tenendomi la mano disse: siamo arrivati al capolinea, io non ti ho detto mai niente ma ti amo con tutto il cuore da quando avevamo 14 anni, non ho mai smesso un minuto e so che anche tu mi ami.
Ho avuto un marito, sono stata una buona moglie e una buona madre, ma il mio cuore è stato sempre tuo.
A queste parole anche io mi sono manifestato mentre la sua voce e i suoi occhi erano sempre più piccoli, sempre tenendomi la mano, diede un profondo respiro e spirò.
Piansi a più non posso e anche ora che rivedo il film della mia vita, piango, mi manca tanto e ora che sono in coma sento che potrei stare con lei per sempre, d’un tratto sentii la sua voce, ella mi disse di tornare indietro, il destino aveva in serbo per me un’importante missione, capii quale fosse la sua volontà, raccontare del nostro amore, e così aprii gli occhi e tornai alla vita.
Improvvisamente i miei ricordi si interrompono, mi chiedo dove sono, visto che mi trovo coricato in un lettino, e monitorato, quando abbasso la testa, vedo all’altezza del mio cuore un ampio taglio, non capivo cosa stessi facendo lì.
Chiedo ad una dottoressa e mi dice che mi trovo in terapia intensiva perché sono stato operato al cuore in quanto in coma ho avuto arresto cardiaco.
Dopo qualche ora viene un giovane Cardiochirurgo e mi dice: siamo stati fortunati, io rispondo, sono stato io fortunato, no siamo stati noi Cardiochirurghi fortunati, ma lei non è stato fortunato, ma molto fortunato.

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